#Magica Tenebrae
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Spiele-Comic Noir: Magica Tenebrae von Manuro, mit den Zeichnung von oTTami, ist ein Solo-Abenteuer-Comic in welchem der Spieler einen Anhänger der dunklen Künste spielt, der sein gutes Gewissen, seine Familie und seine Freunde aufgegeben hat, im Austausch der Magie. Dafür dient er nun einem Dämonenprinzen.
#Comic#Dämonenprinz#Emmanuel Quaireau#featured#Finsternis#Hexenjäger#Magica Tenebrae#Magie#Manuro#Noir#oTTami#Pegasus Spiele#Solitär#Soloabenteuer#Rollenspiele#Spiele
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#makaka editions#bddontvousêteslehéros#ottami#dofus monster#dofus#nomekop le crapoteur#gallû#escargot#magica tenebrae
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La pianta dell’immortalità •• The plant of immortality
“Aeonium Arboreum Atropurpureum ‘Schwarzkopf’, o Aeonium “Testanera”.
Un nome che sembra una formula magica, per questa pianta unica, elegante e scultorea, nel suo naturale colore nero, notturno, misterioso.
Un nome che deriva dal termine greco “aiònios”, che significa “eterno”, “immortale”, perché è una pianta tropicale estremamente robusta, in grado di resistere al caldo più intenso come al freddo più glaciale.
Una pianta “immortale”.
Perché a casa mia, anche le piante sono magiche, immortali, oscure e...gotiche, ovviamente 😉
#tenebra
#katia celestini#alchimilla#italian photographers#artists on tumblr#photographers on tumblr#original photographers#gothicphotography#gothic art#black plant#black aeonium#gothicsummer
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Lost in Space 20
Hello, Isolans! We have conducted an activity check for the month of May!
If your character isn’t on this list, make sure to check this page to see how many stars that character has earned this month! Stars can be used for purchases at the marketplace.
The blogs that were removed from the Isola Radiale masterlist are under the cut. Note that both blogs with broken links and deactivated accounts will be included both at the top of this list and in their proper categories.
If you were removed in error, please simply send a re-application message. Several different people work on the activity checks, so it’s possible there are mistakes! If this happens to you, you will be able to keep everything you previously had, you just may be placed in a different residence.
Our general activity rules regarding checks are as follows:
Make at least two in-character posts during a calendar month (for instance, if the activity check is for January, have two in-character posts between the 1st and 31st of January).
Only one drabble and/or meme response of 300+ words counts as activity.
One-liners or minis not tagged #isola mini also do not count.
Please Note: Anyone removed during the activity check will have a 12-hour window from the time of posting to re-claim their character. Any character not reclaimed during that period will be open to the community at large.
Please send in your reapplications from the account of the character that was removed.
Broken URLs:
Rachel Alucard (BLAZBLUE)
Hero (Eito) (DRAGON QUEST)
Harry Hart (KINGSMAN)
Sal Fisher (SALLY FACE)
ACE ATTORNEY
Miles Edgeworth (Edgeworth Manor [Archimedes])
Nahyuta Sahdmadhi (Edgeworth Manor [Archimedes])
THE ADVENTURE ZONE
Indrid Cold (HOUSE 131)
AI: THE SOMNIUM FILES
Aiba (CONDO 422)
Kaname Date (TOWNHOUSE 270)
ALIEN VERSUS PREDATOR
Ahab (HOUSE 119)
ANGRY BIRDS MOVIE
Red (HOUSE 103)
ANIMAL CROSSING
Doc (HOUSE 104)
Dom (TOWNHOUSE 201)
BLACK BUTLER
Ciel Phantomhive (CONDO 408)
BLAZBLUE
Rachel Alucard (CONDO 430) *BROKEN URL
BORDERLANDS
Tyreen Calypso (APARTMENT 302)
BROTHERS CONFLICT
Louis Asahina (CONDO 451)
DARKSIDERS
Death (CONDO 468)
DC COMICS
Bruce Wayne (Batman) (CONDO 423)
DISNEY
Anna (TOWNHOUSE 231)
Elsa (HOUSE 104)
Honey Lemon (HOUSE 115)
Rapunzel (TOWNHOUSE 239)
DOOM
Vega (APARTMENT 307)
THE DRAGON PRINCE
Ethari (TOWNHOUSE 268)
Runaan (TOWNHOUSE 269)
DRAGON QUEST
Hero (Eito) (APARTMENT 326) *BROKEN URL
DREAM DADDY
Robert Small (APARTMENT 316)
FAIRY TAIL
Lucy Heartfilia (HOUSE 105)
FATE
Rider (Medusa) (HOUSE 126)
FINAL FANTASY
Jessie Rasberry (TOWNHOUSE 217)
Reno (HOUSE 120)
Vincent Valentine (TOWNHOUSE 242)
HYPNOSIS MIC
Doppo Kannonzaka (HOUSE 123)
KATEKYO HITMAN REBORN!
Dino Cavallone (TOWNHOUSE 235)
Squalo Superbia (CONDO 435)
KIMETSU NO YAIBA
Muzan Kibutsuji (APARTMENT 312)
Nezuko Kamado (HOUSE 119)
KINGSMAN
Harry Hart (APARTMENT 305) *BROKEN URL
MARVEL
Anna-Marie (Rogue) (CONDO 429)
Peter Benjamin Parker (Spidernoir) (Peter’s House [Golden])
MASS EFFECT
Tali (HOUSE 101)
MEDAKA BOX
Kumagawa Misogi (CONDO 404)
MY HERO ACADEMIA (BOKU NO HERO ACADEMIA)
Hawks (CONDO 408)
Hitoshi Shinsou (TOWNHOUSE 225)
Mirio Togata (CONDO 414)
NIGHT IN THE WOODS
Steve Scriggins (CONDO 468)
ONE PUNCH MAN
Sonic (CONDO 422)
ONMYOJI
Ichimokuren (CONDO 402)
ORIGINAL CHARACTER
Beebo (APARTMENT 301)
Cecil Tenebrae (APARTMENT 331)
Herman Rasulov & Dmitrii (APARTMENT 310)
Rosa Cervantes (Rosa’s House [Archimedes])
POKEMON
Giovanni (APARTMENT 318)
PROFESSOR LAYTON
Alfendi Layton (TOWNHOUSE 257)
PROMARE
Lucia Fex (CONDO 432)
PUELLA MAGI MADOKA MAGICA
Sayaka Miki (APARTMENT 312)
RIVER CITY (KUNIO-KUN)
Misako (CONDO 421)
RWBY
James Ironwood (CONDO 424)
Sun Wukong (HOUSE 116)
SALLY FACE
Sal Fisher (HOUSE 105) *BROKEN URL
SENNEN MEIKYUU NO NANA OUJI
Titus Ram (TOWNHOUSE 244)
SHOVEL KNIGHT
Mona (TOWNHOUSE 239)
SINOALICE
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Red Riding Hood (CONDO 431)
SPLATOON
C.Q. Cumber (APARTMENT 324)
SPYRO
Spyro (APARTMENT 369)
STEVEN UNIVERSE
Spinel (APARTMENT 359)
SUPER MARIO
Mr. L (TOWNHOUSE 204)
TOILET-BOUND HANAKO-KUN
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Tsukasa Yugi (HOUSE 116)
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Virgil Walsh (HOUSE 146)
UMINEKO NO NAKU KORO NI
Bernkastel (CONDO 401)
VOCALOID
Rin Kagamine (HOUSE 115)
VOLTRON
Takashi Shirogane (APARTMENT 314)
YAKUZA
Goro Majima (APARTMENT 322)
YURI ON ICE
Yuuri Katsuki (HOUSE 110)
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Serie Fratellanza del pugnale nero
Finalmente, a grande richiesta torno a parlare di vampire sulle pagine del mio blog e in particolare per chi l'ha appena conosciuta, chi ancora non la conosce e chi la ama già da tempo, vi aggiorno sulla serie di libri di J. R. Ward, La Confraternita del Pugnale nero
J. R. Ward (pseudonimo di Jessica Bird) scrive con uno stile elegante, non troppo semplice, ma anzi piuttosto sofisticato. Ogni libro contiene amore, magia, mistero, suspance, azione, combattimenti, sangue, sensualità e sudore. Non si tratta di paranormal romance, ma di urban fantasy di alto livello. Non lasciateveli scappare!
La serie Black Dagger Brotherhood è una serie ad oggi composta da 17 libri, 16 dei quali pubblicati anche in Italia, e non ancora completata. Nel 2020 infatti uscirà già il 18esimo libro in America.
E’ raro che una serie paranormal così lunga non sia stata interrotta qui da noi, anzi rarissimo, e che i libri arrivino quasi in contemporanea con l’America.
Questa serie in italiano è pubblicata da due case editrici, Euroclub (o mondolibri), e Rizzoli, ma sono le edizioni Rizzoli le più facilmente reperibili.
Che dire di questi libri, prima di tutto che sono ambientati in un mondo uguale al nostro se non per una piccola differenza, i vampiri esistono, anche se come al solito gli umani non lo sanno. E non sono mostri, no sono semplicemente esseri che hanno una fisiologia diversa (i primi vampiri erano feroci e assetati, mano a mano che il sangue si è diluito nelle generazioni sono diventati più umani). Tra l'altro non si nutrono di sangue umano ma solo di altro sangue vampiresco. Hanno una loro società e una loro religione (magica) e sono divisi in classi sociali. Tra loro ci sono nobili, schiavi, sacerdotesse e guerrieri…..bene, i protagonisti di questi libri sono proprio appartenenti alla casta dei guerrieri. Temuti, quasi odiati dagli altri vampiri che li considerano selvaggi e pericolosi questi guerrieri rischiano ogni notte la vita per proteggere gli altri vampiri dalla minaccia dei lesser, cacciatori di vampiri. Questi cacciatori, un tempo erano umani ma poi sono stati trasformati in qualcosa d'altro….sono pazzi, senza anima, pericolosi e vivono per un solo motivo: uccidere i vampiri, e se per farlo devono uccidere anche degli umani lo fanno senza problemi.
Questa la premessa, ma ora addentriamoci nelle singole trame dei libri, io li ho letti sonlo fino al n. 15. Quindi fino a lì potrete leggere anche le mie opinioni a proposito, dopo purtroppo no.
1. Dark lover
Titolo edizione italiana Mondolibri: Dark lover, un amore proibito
Titolo edizione italiana Rizzoli: Il risveglio
Reperibile: euroclub.it, Rizzoli
Trama:
Sei guerrieri vampiri, chiamati La fratellanza, (veramente erano otto ma nel primo libro uno muore e uno scompare…) lottano contro i malvagi lesser, esseri senza anima (un tempo umani) che vogliono sterminare la razza vampira dalla faccia della terra. La lotta avviene ogni notte di nascosto dagli umani. Wrath è il capo della Fratellanza, l'ultimo vampiro di sangue puro rimasto sulla terra, e quindi ilpiù assetato di sangue e feroce. Quando uno dei suoi compagni muore rivelandogli di avere una figlia mezza umana che ignora di essere mezza vampira, egli promette al suo amico di trovarla e aiutarla (il suo amico dopo chiede alla suprema sacerdotessa la grazia di potersi reincarnare subito in modo da poter seguire sua figlia e prendersene cura……peccato che quando questa lo reincerna in un ragazzo che tstava morendo, un giovane vampiro, lui non si risordi più iol suo passato quindi la richiesta non è che gli giovi…). E deve trovarla subito, poichè la ragazza ha ormai l'età in cui giovani vampiri diventano vampiri adulti, un passaggio doloroso in cui rischiano la vita se non vengono aiutati da altri vampiri. Wrath la trova, scopre che si chiama Beth, la vede, la aiuta e se ne innamora. E qui sorgono vari problemi, lui in quanto ultimo vampiro puro dovrebbe unirsi ( i vampiri si accoppiano per la vita e una volta uniti possono nutrirsi solo del sangue del loro compagno) con una vampira nobile per generare figli forti, non con una meza vampira discendente da un vampiro guerriero. Inoltre Beth lo trova attraente ma fatica un pò ad accettare tutte le verità che Wrath le rivela….poi in mezzo ci si mettono anche i lesser che vogliono ucciderli…… Quanto mi è piaciuto: molto 2. Lover Eternal Titolo edizione italiana Mondolibri: Lover eternal, un amore immortale Titolo edizione italiana Rizzoli: Quasi tenebra Reperibile: euroclub.it, Rizzoli Trama: Protagonista di questa storia è Rhage, un altro dei guerrieri della Fratellanza. Il più bello, talmente bello che ogni donna che lo vede si getta ai suoi piedi. E lui non ne rifiuta nessuna, poichè deve sfamare sempre i suoi appetiti altrimenti rischia di trasformarsi in una bestia a causa di una maledizione scagliatagli dalla suprema sacerdotessa quando secoli prima lui aveva sedotto una delle sue sacerdotesse. Ma per lui tutto cambia quando conosce Mary Luce. Una donna umana, malata, ma da cui lui si sente subito attratto. Mary non riesce proprio a credere che quell'adone si sia invaghito di lei, morente, magra ed emaciata…..quando poi scopre che è un vampiro ….. Ma ci sono altri problemi per la coppia, infatti, come abbiamo già detto i vampiro possono unirsi per la vita solo con altre vampire poichè possono bere solo dal loro compagno…..Rhage vorrebbe unirsi a Mary, ma non può sopravvivere cibandosi solo di sangue umano… Quanto mi è piaciuto: molto 3. Lover awakened Titolo edizione italiana Mondolibri: Lover awakened, un amore impossibile Titolo edizione italiana Rizzoli: Porpora Reperibile: euroclub.it, Rizzoli Trama: Questa volta protagonista del libro è il più temibile dei guerrieri della Fratellanza: Zsadist. Z è un guerriero vampiro temuto persino dai suoi compagni, che nonostante lo rispettino come guerriero, ne hanno paura poichè sanno che mentalmente è molto instabile. Cosa dovuta al fatto che ancora in fasce, fu rapito e reso schiavo. Ora che il suo gemello, Phury, lo ha salvato è libero, ma gli anni di maltrattamenti lo hanno segnato per sempre.La rabbia è la sua sola compagna e il terrore la sua unica passione finchè non deve salvare una vampira, Bella lui ha salvato salvato dalla prigionia dei lesser e che si è innamorata di lui al primo sguardo nonostante i suoi problemi. Possibile che l’attrazione di una donna innocente e bellissima per un sadico si trasformi in un amore immortale? Quanto mi è piaciuto: moltissimo il mio preferito in assoluto di questa serie FANTASTICO! 4. Lover revealed Titolo edizione italiana Mondolibri: Lover revealed, un amore violato Titolo edizione italiana Rizzoli: Senso Reperibile: euroclub.it, Rizzoli Trama: Butch O'Neal è umano, ma è diventato comunque un membro della fratellanza, poichè era amico di Beth e voleva aiutarla. La lotta dei vampiri è ora la sua lotta loro sono suoi amici e inoltre è innamorato di una bellissima vampira (l'ex promessa sposa di Wrath) Marissa, me se non può averla (vedi discorso suile coppie vampire, i vampiri dovrebbero unirsi solo con altri vampiri per bere sangue vampiro) almeno può combattere per lei. Marissa è una nobile vampira la sua famiglia vorrebbe si unisse con un altro nobile vampiro ma lei è attratta da Butch un umano. La sua famiglia, i cacciatori di vampiri e un sacco di gente mette i bastoni fra le ruote alla coppia. Bitch viene ferito gravemente…… e sarà la morte ha risolvere molti dei suoi problemi. Scoprirà infatti di avere sangue vampiro nelle vene…..un sangue ereditato da uno dei vampiri più antichi…che lo renderà protagonista di una antica profezia. Quanto mi è piaciuto: poco 5. Lover Unbound Titolo edizione italiana Mondolibri: Lover Unbound, un amore indissolubile Titolo edizione italiana Rizzoli: Possesso Reperibile: euroclub.it, Rizzoli Trama: Protagonista stavolta è Vishous. Tra i guerrieri della fratella l'unico con un dono mistico, quello della preveggenza. Figlio di uno dei vampiri più sadici e crudeli e della prima sacerdotessa, ha molti problemi…..mentali e non, e la sua sessualità è varia ed estrema. Così quando si scopre attratto da una semplice dottoressa umana è il primo a restarne sorpreso. Molti gli ostacoli che dovrà superare, lei è umana, e lui è destinato a unirsi alle sacerdotesse del tempio per generare figli forti e dotati di potere…… Quanto mi piaciuto: abbastanza 6. Lover Enshrined Titolo edizione italiana Mondolibri: Lover enshrined, un amore prezioso Titolo edizione italiana Rizzoli: Oro sangue Reperibile: euroclub.it Trama: E arriviamo all'ultimo guerriero della Fratellanza: Phury ( il martire). Phury ha talmente tanti sensi di colpa che cerca di non vivere. Si sente in colpa perchè fu suo fratello gemello Z a venire rapito in fasce e non lui, perchè non è riuscito a salvare Z se non dopo molti anni, perchè è infatuato della compagna di Z……Per punirsi quindi si droga e non va con le donne. Inoltre per punirsi ancora di più e aiutare Vishous ora è destinato a prendere il suo posto e ad unirsi a tutte le sacerdotesse per generare molto figli (lui la vede come una punizione). Così, per iniziare il suo dovere e conoscere meglio la prima delle sue nuove mogli ha portato a casa Cormia. Peccato che Cormia non vede la loro unione come un dovere ma come un piacere, ama Phury e vorrebbe essere la sua unica compagna…. Quanto mi è piaciuto: così così 7. Lover avenged Titolo Euroclub: Lover avenged un amore infuocato
Titolo edizione italiana Rizzoli: Riscatto
Trama: Protagonista di questo libro è Rehevenge, fratello di Bella, la compagna di Zsadist. Rehevenge gestisce un nightclub, spaccia droga e ha un grande segreto, è un mezzo sympate (non è ben chiaro esattamente ma credo oltre che al sangue beva forza vitale-sessuale o le emozioni…). Insomma ha i suoi problemi che non si risolvono di certo quando incontra Ehelena, una vampira infermiera……Consciamo più a fondo Rehevenge, fratello di Bella, la compagna di Zsadist. Rehevenge gestisce un nightclub, spaccia droga e ha un grande segreto, è mezzo vampito e mezzo sympate (specie che si nutre delle emozioni violenti e perciò i suoi membri sono quasi sempre psicopatici). Insomma ha i suoi problemi che non si risolvono di certo quando incontra Ehelena, una vampira infermiera……Finalmente veniamo a conoscenza del suo passato e dei suoi genitori naturali (ciòè del violento rapimento- tortura e violenza subita da sua madre) e del perchè gestisce droghe. In realtà lui stesso usa enormi quantità di dopamina per poter controllare il suo lato sympate.
La mia opinione: Questo libro è molto bello e molto lungo, è almeno il doppio dei libri precedenti e anche se in copertina c'è Rehvenge, in realtà potremmo dire che i protagonisti del libro sono quattro: Wrath, Rehevenge, John e Tohr.
Ora che tutti i Fretelli della Confraternita sono stati tutti presentati i libri sono diventati più corali e seguiamo diversi punti di vista alla volta. In questo libro In particolare Wrath e Rehevenge hanno entrambi tantissimo spazio.
Rehevenge in particolare risulta molto affascinante, ma io gli avrei dato più spazio. Non so, soprattutto nel finale avrei voluto più pagine riguardanti lui e la sua compagna.
Chi ha amato Wrath sarà felicissimo di leggere questo libro, poichè finalmente il Re torna ad essere protagonista. Veniamo a conoscenza di ciò che lui e Beth hanno passato negli ulimi mesi e…….a Wrath accade una cosa……non molto bella. Niente di gravssimo, ma insomma un grande cambiamento entra nella sua vita. E vi entra anche un cane, tra le altre cose. Visto che già sapete che ha problemi agli occhi non vi sarà difficile intuiore cosa gli accade…….e va bene ve lo dico: diventa cieco.
John invece ha problemi di cuore. E credo che il prossimo libro lo vedrà al centro dell'azione per salvare la sua amata.
Tohr sembra riprendere voglia di vivere. Ma……mi lascia perplessa la presenza del suo angelo. Quale sarà i suo ruolo? E che legami misteriosi legano i vampiri agli angeli? Cosa mai rappresenta l'affresco sul soffitto della casa della confraternita che affascina così tanto l'angelo?
Tutto questo sarà probabilmentre svelato nei prossimi libri. Non vedo l'ora che escano.
8. Lover mine Titolo edizione italiana Rizzoli: Tu sei mio Trama: John deve salvare la sua amata dal nemico, o se è morta, vendicarla. Null'altro gli importa, certo non la sua vita. Ci riuscirà? La mia opinione: Gran bel libro. Molto corale, ma anche molto incentrato sull'amore, l'ho trovato molto migliore del settimo. Giusto mix di azione e riflessione. Pefetto. Ho appena finito di leggerlo, inutile dire che l'ho divorato e ora mi domando disperata come farò ad aspetare mesi per l'uscita del prossimo? Sono già in astinenza! Ma andiamo con ordine. Darò molte anticipazioni perciò se non volete scoprire troppe cose che accdranno nel futuro dei fratelli non leggete oltre, siete avvertiti.
Pronti? Partiamo. Prima di tutto sono felice per come le cose si sono sistemate per John, si meritava proprio un bel lieto fine ed un bel matrimonio e l'ha avuto, ha conquistato la sua donna,Xhex. Xhex si è confermata come uno dei personaggi femminili più interessanti della serie, traumatizzata da un passato difficile, per poi essere catturata , torturata e stuprata da Lash, passato al nemico, riesce a scappare e nonostante il trauma riscopre una parte più debole e femminile di sestessa che ha soppresso per troppo tenpo nel suo rapporto con John. Inoltre l'autrice intervalla il racconto nel presente al racconto di un episodio del passato di Darius padre di John (in realtà la sua anima è rinata in John), scopriamo così come conobbe Tohr e gli fece da padre (e qui si vede il parallelismo con il presente dove è Tohr a fare da padre a John) e come vide nascere proprio Xehx. Insomma tra passato e presente tutto torna e tutto cambia, in un grande cerchio senza fine. Inoltre ha grande spazio nel libro il rapporto tra Blay e Quhinn, amici di John. Blay ama Quihnn che lo ricambierebbe pure ma non vuole ammettere di essere gay e i due si girano intorno finendo col ferirsi a vicenda continuamente…..Molto bello il modo in cui l'autrice dipinge il loro rapporto e molto realistico, basterbbe così poco perchè i due fossero felici assieme ma per ora non è destino, anzi sembrano più separati che mai ora che Blasy stanco di aspettare Quhinn in eterno, ha deciso di instaurare un rapporto con un altro vampiro, Saxon, il cugino di Quhinn. E a proposito di parenti che saltano fuori, fa il suo ingresso nella vita dei Confratelli Payne, sorella gemella di Vishous, figura ancora molto misteriosa di cui non conosciamo molto. Inoltre scopriamo che i sentimenti di Vishius per Butch non sono per niente assopiti e per niente platonici, anche se entrambi hanno delle compagne, lui è ancora geloso di lui……ci saranno sviluppi a proposito? Chissà…..per ora la scrittrice non aggiunge altro sull'argomento, e tutto rimane taciuto, anzi Butch sembra non saperlo o volerlo sapere. Se proprio proprio dobbiamo trovare una pecca in questo bellissimo libro, dovrei dire il fatto che come in Beautiful un pò troppi morti tornano in vita o meglio, alcuni morti tornano in vita e diverse persone credute morte si scopre sono vive. Niente da dire contro questo, ma cavoli se si possono resuscitare i morti allora o tutti o nessuno, mi spiace tantissimo che Welsie la compagna di Tohr invece rimane morta. E’ tristissimo.
9. Lover Unleashed Titolo edizione italiana Rizzoli: Ferita Trama: Payne, la sorella gemella di Vishous è rimasta paralizzata. Per tentare di curarla Jane, compagna di V. chiama il suo ex capo, il chirurgo Manuel Manello. L'attrazione rta i due si rivelerà immediata ed irresistibile, tre un nemico del passato che ritorna e un presente estremamente in bilico per V…… La mia opinione: Iniziamo col dire subito che mi è piaciuto più degli ultimi due libri della serie su Rev e John, pur essendo anche questo piuttosto corale, lo è un po’ di meno, e l’attenzione è chiaramente di Vishous, è come se Lover unleashed, invece che il libro di sua sorella gemella, fosse la seconda parte del suo libro Lover Unbound. La maggior parte del libro è dedicata a lui, al suo passato, al suo rapporto con Butch e con Jane. Poi una parte più piccola è su Payne e Manello, una ancora più piccola su Qhuinn e Blay….che sono due scemi e se solo si parlassero risolverebbero tutto in tre secondi, ma sono cretini che ci possono fare, un'altra parte è dal punto di vista di un detective ex collega di Butch che immagino avrà un ruolo nei prossii libri, e una parte sul fratellastro di Vishous e Payne (che poi si scoprirà non esserlo) Xcor. Questa più o meno la suddivione del libro, ma enjtriamo più nei particolari Per Payne e Manello è amore a prima vista, non basato su molto altro, subito attratti, subito innamorati, si il fatto che lei per un po’ sia paraluizzarìta aggiunge pathos…ma la loro storia d’amore è piuttosto semplice per catturare davvero il lettore, pur essendo bella ,…poi il colpo di sopresea finale su Manelllo…..non so appare forzato, si scoprirà che anche lui è in parte vampiro poiché suo padre è anche il padre di Butch (che evidentemente si è dato parecchio da fare in giro)….in fondo se anche restava umano…e lo resta poiché per ora non fa transizione, che male c’era? La più bella e larga parte del libro è su Vishous che mi va in crisi e ha bisogno di crearsi un momento catartico, procurandosi dolore. Regredisce ad una fase pre Jane pur non tradendola ma è autodistruttivo e dovrà essere Butch a fargli male per aiutarlo finalmente a superare il trauma delle sua infanzia quando suo padre il terribile Bloodletter quasi lo castrò. Si chiarisce una volta per tutte il rapporto tra V e B, sono amici, molto amici, ma solo amici, innamorati delle loro compagne. L’apparizione del fratellastro di V e Payne, Xcor (alla Ward piacciono edividentemente i nomi con la x) dal labbro leporino risulta interessante, lui e la sua band of bastards di tarantiniana ispirazione per secoli hanno avuto come scopo uccidere Payne perché aveva ucciso il loro capo prima di Ccor, the Bloodletter appunto….secoli e secoli, poi la trovano, la catturano finalmente e lei gli rivela che Xcor non è veramente figlio di Bloodletter che come figlio maschio ha potuto avere solo V….e loro la lasciano andare, per la serie anticlimax.! Xcor rimane scioccato dal sapere che in realtà il Bloodletter non era sup padre, ma è tale la sua ambizione che è addirittura grato a Payne di aver ucciso Bloodletter ora che sa che non era veramente suo padre, poichè lui ora è leader della banda proprio perché lei lo ha tolto di mezzo. E poi diciamolo chiaro il Bloodletter era troppo cattivo e pazzo per chiunque, prima o poi dovevano farlo fuori. Così ora Xcor è libero dalla vendetta ma ha ancora uno scopo dieventare il nuovo re della sua razza al posto di Wrath…..ed ha un piano per diventarlo……
10. Lover reborn
Titolo edizione italiana Rizzoli: Rinascita
Il libro parte con Thor che siede a tavola a cena e guarda i commensali: Mary la compagna di Rhage stava morendo di cancro ma è stata salvata e la sua vita allungata. La compagna di V era morta ed è stata trasformata in fantasma solido. No'one si era suicidata ma non le è stato permesso morire ed ora è lì viva davanti a lui che cena….e Thor si chiede perchè tutti sono tipo rinati dalla morte tranne la mia Welsie che non lo meritava certo meno di loro? E io condivido in pieno questo suo pensiero. N’n c’è una spiegazione valida a questo se non che la Ward non poteva far resuscitare tutti immagino, ma io avrei voluito tentasse di dare una spiagazione nel libro a Thor per bocca della Scribe Vergin, la meritava a mio avviso. Invece no, gli ha ammazzato moglie e figlio e ora gli si dice pure che sono in purgatorio e soffrono per colpa sua perchè li ama troppo e non li lascia andare.!!! No dico allora spariamogli in bocca a questo poverino! E che deve prendersi al più presto una nuova compgna! E’ normale che lui non voglia, son passati solo undici mesi da quando è vedovo! Anche perchè me lo vogliono spingere verso No'one che è una di quelle donne che sono state resuscitate al posto di sua moglie! Oltre al danno pure la beffa povera Welsie.Che poi non ho nulla contro No'one poverina, che anche lei qui viene trattata malino. Sta poverina voleva suicidarsi. Non le è stato permesso. Voleva continuare a stare nel tempio con le Chosen, ma poi salta fuori sua figlia e finisce sulla Terra a vivere circondata da maschi muscolosi e feroci, lei che dato ciò che le era successo, ora ha paura di tutti gli uomini. Poi Lassiter fa di tutto per mettere insieme lei e Thor. Lei poverina non ci penserebbe nemmeno a prendere un compagno, non lo vuole, poi è logico che forza di stare con lui e vedere ciò che ha patito e patisce sta poverina si ammorbidisce è normale e se ci offtissero un maschio così chi direbbe di no….io non glie ne faccio una colpa, anzi, arrivo a dire che meriterebbe un compagno che non ripetesse ogni poche pagine del libro, specie all'inizio quanto ami la sua moglie morta. Che poi durante il corteggiamento, se così lo possiamo chiamare, questa poverina viene trattata piuttosto male, presa a male parole, quasi assalita più volte poiché Thor lotta contro il desiderio fisico che ha di lei, e lei lotta contro il terrore che l'assale al ricordo della violenza subita pur di aiutarlo,e in fondo soffrire non le dispice poiché porta su di sé la colpa del suicidio e della violenza subita…. e lui lotta contro se stesso per aiutarla ad aiutarlo……..un tormento infinito….insomma questi due poverini non vogliono proprio finire assieme ma devono finirci e l'autrice lo fa accadere, può farlo ne ha il potere, ma è così contro le loro nature che mi ha disturbato.
11. Lover At Last
Titolo edizione italiana Rizzoli: Il cerchio degli amanti
Ciò che Quhinn ha sempre desiderato, ma mai avuto, era qualcuno che lo amasse incondizionatamente. Vuole appartenere a qualcuno o a qualcosa. Vuole una famiglia. Per questo con Layla ha deciso di mettere al mondo un bambino pur non amandola, per avere ciò che ha sempre voluto: una famiglia. Ma in questo libro avrà anche molto di più e anche se dovrà pagarlo a caro prezzo ne sarà valsa la pena….
La mia opinione: Questa è una delle recensioni su cui ho ponderato di più, perchè è difficile giudicare un libro che è parte di una serie senza lasciarsi influenzare dai libri che lo hanno preceduto e non credo sia nemmeno giusto.
Vista la delusione che mi aveva dato Lover Reborn, delusione tra l’altro prevista visto che io non sono una fan dei rimpiazzi e delle resurrezioni miracolose se troppo ripetute e che non impazzivo per il personaggio di No One…., non avevo alte aspettative per il libro Lover at last, ma mi è piaciuto più che non Lover Reborn, ma poteva essere molto, ma molto meglio. Ah (Sospirone)
Ma entriamo nei particolari.
Mi sembra giusto premettere che io non amo i romanzi multi-trama e multi-punto-di-vista, e che invece la Ward negli ultimi libri scrive proprio questo tipo di romanzi dove si dipanano varie trame contemporaneamente che riguardano vari personaggi, anche personaggi magari del tutto nuovi e mai visti.
Fortunatamente in questo romanzo i fili narrativi principali che si dipanano contemporaneamente sono solo quattro. Grazie al cielo.
1. Qhuinn e Blay e la loro tormentata storia d’amore tira e molla, che ha come sfondo lotte varie con i lesser, la gravidanza di Layla ad opera di Quihnn, e problemi famigliari vari di Qhuinn che potrebbe facilmente vincere il premio del vampiro più sfigato del mondo
2. Xcor porta avanti il suo piano per impossessarsi del trono e in modi legali e meno legali, ma più che altro fa luuunghi monologhi interiori che mi hanno un poco stufato anche perchè ha un linguaggio molto arcaico. Poverino, mi rendo conto, visto lo spazio che gli dedica che la Ward crede fortemente in questo personaggio, me lo ha pure accoppiato con Layla, creando così una coppia stile Romeo e Giulietta con i due amanti ai lati opposti di una guerra…ma nonostante abbia dei lati positivi, proprio non mi sta simpatico, parla e pensa troppo, e mi stufa, ecco l’ho detto.
3. La terza trama riguarda Assail, colui che ha preso il posto di Revhenge come spacciatore vampiro locale. Malvivente, alleato della Brotherhood, assassino, sembra privo di scrupoli, ma è pieno di segreti. Grande personaggio che mi è piaciuto un sacco, dalla metà libro in poi trovavo più interessanti le sue parti che non quelle di Baly e Qhuinn. Incontra trattando con un malvivente umano un’assassina professionista, un’umana di nome Marisol e i due si girano intorno, si corteggiano in modo molto alternativo….molto carine alcune loro scene. Il libro si chiude con la loro storia in sospeso.
4. La quarta trama riguarda i gemelli Trez e Iam ex guardie del corpo e buttafuori di Rev, e colleghi di Xhex. Non sono vampiri e non sono sympati, sono un’altra specie, la Ward li chiama Shadows e fuggono dalla loro gente in quanto Trez sarebbe destinato a sposare la loro principessa. Non mi è chiaro perché questa sia un brutta cosa, forse mi sono persa un pezzo…comunque Trez ha dei problemi ultimamente a volare basso e a stare nascosto sta diventando dipendente dal sesso. Perciò suo fratello chiede aiuto a Rev che convince i confratelli ad ospitarli nella loro casa e lì Trev scopre la sua anima gemella in una delle Chosen, ma non ha il coraggio di farsi avanti chiaramente.
Ora che abbiamo chiarito più o meno la struttura del romanzo veniamo al dunque. Al centro della storia avrebbe dovuto esserci il rapporto fra Blay e Qhuinn e sarà questo lato del libro di cui io parlerò. E tutto è riassumibile in poche parole: si comportano come due adolescenti.
Prima negli altri libri Blaj stava dietro a Quhinn e lui niente insisteva ad andare con le donne nonostante fosse chiaro che provava qualcosa. Finalmente in questo libro si rende conto che vuole solo Blay e Saxon molla Blay perché sa che lui ama ancora Quhinn, perciò sono entrambi liberi, ma adesso è Blay che non vuole Quhinn. Quhinn arriva fino al punto di pregarlo di andare a letto con lui a qualsiasi patto, anche solo per una volta, pur di averlo e lui no, no, no. Poi cede e i due a letto ci finiscono diverse volte, ed è esplosivo, ma guai a parlare di sentimenti. E tira e molla, e sì e poi no, e così per tutte le 500 pagine del libro! E’ chiaro che Qhuinn ormai è certo di volere Blay ma Blay non vuol cedere le armi perché crede lui non sia veramente convinto…. E via con l’adolescenza spinta, voglio dire se lo ami veramente dovresti anche avere un cicino di fiducia in lui, no? Vedi come è ridotto il poverino. In questo libro ne passa di tutti i colori, sai come è stato cresciuto. I suoi familiari lo hanno ripudiato, picchiato e quasi ucciso solo perché è nato con due occhi di colore diverso, è naturale che abbia un poco di remore a sbandierare ai quattro venti che è gay, ma non è che lo nasconda nemmeno che tiene a te, e invece no Blay non cede di un millimetro finchè Quhinn non ha l’epifania che sì è gay in un bar e decide di sbandierarlo davanti a degli sconosciuti e tenete conto che ormai il libro a questo punto era finito. I due si mettono insieme e si dichiarano usando la parola amore a circa dieci pagine dalla fine del romanzo. Molto stile Twilight e altri young adult tutto questo tira e molla inutile e leggermente infantile per poi il lieto fine, con Qhuinn che organizza tutta una serata speciale per chiedere a Blay di sposarlo ufficialmente, entrambi vestiti con il frac.
Non so. Sono felice tutto sia finito bene, sono felice ora stiano insieme e le loro scene d’amore (seppur per niente descrittive e anzi raccontate piuttosto frettolosamente) nella prima metà del libro erano bollenti e la tensione tra i due , la resistenza di Blay, insomma ci poteva stare……ma poi dalla metà in poi l’ha veramente un po’ troppo per le lunghe, ed è stato lì che mi sono sentita più coinvolta ed interessata alle trame di Assail e TRez che non alla loro francamente.
Poi non mi convince molto nemmeno la trovata di Layla incinta. La poverina era in calore e siccome si sentiva sola e Quihinn nel libro precedente si sentiva solo, decide di aiutarla lui e di fare un figlio con lei, pur non amandola, ma nemmeno lei ama lui visto che la sua anima gemella è Xcor. E in questo libro Qhuinn rivela a Blay che lui l’ha servita, cioè è stato con lei solo una volta……Ora io non so se la Ward lo ricorda ma quando Bella era incinta Z si è dovuto dare da fare parecchio, ed era Z, voglio dire un fusto talmente muscoloso e forte da far impallidire The Rock, eppure si era spompato a forza di servire la sua compagna. Come è possibile che Quhinn la serva solo una volta e lei è subito incinta e non più in calore? E poi anche se ci è andato a letto una volta perché deve scusarsi visto che Blay è andato a letto con Saxon ben più di una volta?
Mah, sono perplessa. Un punto positivo è che Z compare un pochino di più in questo libro, rischia la vita e Qhuinn gliela salva in modo molto rocambolesco e poco credibile, perciò ha una bella scena in cui è sempre il massimo a mio avviso.
12. The King
Titolo edizione italiana Rizzoli: Il re
Beth vuole un figlio talmente tanto da arrivare a cercare di entrare in calore ad ogni costo, Wrath non vuole assolutamente un figlio poiché non vuole che faccia la sua stessa fine, cieco e con sulle spalle la responsabilità di un trono che non vuole e anche perché ama troppo Beth e teme muoia di parto cosa che capita spessissimo ai vampiri. I due litigano, fanno la pace ma fatto sta che ognuno non si smuove dalle sue posizioni. Poi ecco che Beth entra in calore, guarda caso, e Wrath decide di unirsi a lei in neanche tre secondi, anche se fino a tre secondi prima non voleva un figlio. Lei rimane incinta o meglio lo era già prima del calore perciò tutte le loro discussioni si rivelano inutili, e ora Wrath è felice e orgoglioso di stare per diventare padre, è addirittura estatico e mostra a tutti le ecografie. Alla faccia della coerenza.
Ma non finisce qui. Nel mentre di tutto questo i nobili vampiri avevano tolto il trono a Wrath per un cavillo burocratico e lui che aveva detto di odiare il fatto di essere Re ci rimane male e ne soffre invece di gioirne. Poi siccome è il fatto che Beth sia in parte umana il famoso cavillo, per eliminarlo e rimettere sul trono Wrath che evidentemente ora non può fare a meno di essere re anche se fino a tre secondi prima lo nauseava….. i due si separano secondo la legge vampiresca ma si sposano secondo la cerimonia umana……poi Wrath decide che non è poi così importante essere Re e rinuncia al trono creando per legge una democrazia vampiresca e si riunisce a Beth anche secondo la legge vampiresca…..poi però le elezioni vampiresche decretano il ripristino della monarchia e Wrath torna Re e ora è felice che suo figlio potrà essere Re…….coerente….
E per concludere in bellezza indovinate come Wrath decide di chiamare il figlio: Wrath, esattamente come si chiama lui e come si chiamava suo padre. E con tutti questi Wrath seguire i flashback della vita del padre di Wrath non è stato per niente facile credetemi!
Non so, tutta questa storia non mi ha convinto per niente e mi chiedo perché svilire e snaturare così questi personaggi.
Non che la trama secondaria su Xcor sia andata meglio…..dopo tre libri in cui l’unica cosa al mondo che voleva era il trono ora vi rinuncia in tre secondi pur di poter andare a letto con Layla.Mah!
Per fortuna che la trama riguardante Assail e Marisol è logica e coerente, questo mi da speranza e i due personaggi mi piacciono, peccato il libro finisca con loro due ancora separati e in sospeso.
E infine la trama riguardante Trez che mi ha lasciata piuttosto indifferente. Il suo problema riguardante il fatto che era promesso alla principessa del suo popolo francamene si risolve un poco banalmente, ma Selena è un personaggio che promette bene….per ora non giudico.
13. The Shadows
Titolo edizione italiana Rizzoli: Le ombre
Essendo il libro dedicato a due personaggi che per me sono sempre stati secondari e poco interessanti all'interno della serie, non avevo grandi aspettative, anzi, perciò non ho avuto neppure una grande delusione. Diciamo che è in linea con gli ultimi libri della serie, piuttosto corale, con diversi percorsi narrativi che si intrecciano, ma con al centro i fratelli Trez e iAm, che già chiamare uno iAm….ma sorvoliamo. La trama: bastano due parole per descriverla. I due fratelli Trez e iAm devono alla fine fare i conti con ciò che sapevano da tutta la vita: Trez, nonostante abbia trovato la sua metà in una delle prescelte vampire, deve tenere fede a ciò che i suoi genitori promisero alla regina del loro popolo, lui stesso. Dovrà diventare il compagno della figlia dell'odiata regina…..probabilmente il suo schiavo in realtà.
14. The Beast
Titolo edizione italiana Rizzoli: La bestia
Già nei libri precedenti avevamo capito abbondantemente quale era il problema tra Rhage e Mary : volevano un figlio ma non potevano averne uno. Quindi le soluzioni possibili erano due o una madre surrogato o adottarne uno. Qui compare un orfana bisognosa...direi che il finale è scontato.
15. The Chosen
Titolo edizione italiana Rizzoli: La prescelta
Dietro le sbarre di una cella angusta, Sola aspetta il ritorno del suo aguzzino. Ma questa notte ha un piano. E se funzionerà, se uscirà viva da quel buco maledetto, sparirà per sempre e nessuno potrà più farle del male.Un anno dopo quella notte, ormai lontana da Caldwell e dalla sua precedente vita di scassinatrice, l'unica cosa a cui Sola deve pensare è proteggere se stessa e la sua amata nonna dalla famiglia dell'uomo che l'aveva rapita, il signore della droga rimasto ucciso durante la sua fuga. La mente della ragazza, però, continua a tornare al passato, al solo uomo che le sia mai stato vicino: Assail, trafficante d'armi per la Confraternita del Pugnale Nero, occhi color argento e – ma lei non lo sa – vampiro. Di certo sa che, voltando le spalle a Caldwell, ha cancellato ogni possibilità di un futuro con Assail. Quando però lui finisce in coma, Sola capisce di essere l'unica in grado di ridare al vampiro una ragione per lottare, e dovrà scegliere se lasciarlo morire o affrontare il passato. Inseguita dal mondo che aveva deciso di abbandonare, si troverà coinvolta in una guerra di cui non comprende il senso, mentre serpeggia la minaccia di un nuovo letale nemico. E una volta scoperta la natura di Assail, seguirà il cuore accettando il suo amore totale, oppure cederà alla paura di dover vivere per sempre in una notte eterna?
16. The Thief
Titolo edizione italiana Rizzoli: Ladra di cuori
Dietro le sbarre di una cella angusta, Sola aspetta il ritorno del suo aguzzino. Ma questa notte ha un piano. E se funzionerà, se uscirà viva da quel buco maledetto, sparirà per sempre e nessuno potrà più farle del male.Un anno dopo quella notte, ormai lontana da Caldwell e dalla sua precedente vita di scassinatrice, l'unica cosa a cui Sola deve pensare è proteggere se stessa e la sua amata nonna dalla famiglia dell'uomo che l'aveva rapita, il signore della droga rimasto ucciso durante la sua fuga. La mente della ragazza, però, continua a tornare al passato, al solo uomo che le sia mai stato vicino: Assail, trafficante d'armi per la Confraternita del Pugnale Nero, occhi color argento e – ma lei non lo sa – vampiro. Di certo sa che, voltando le spalle a Caldwell, ha cancellato ogni possibilità di un futuro con Assail. Quando però lui finisce in coma, Sola capisce di essere l'unica in grado di ridare al vampiro una ragione per lottare, e dovrà scegliere se lasciarlo morire o affrontare il passato. Inseguita dal mondo che aveva deciso di abbandonare, si troverà coinvolta in una guerra di cui non comprende il senso, mentre serpeggia la minaccia di un nuovo letale nemico. E una volta scoperta la natura di Assail, seguirà il cuore accettando il suo amore totale, oppure cederà alla paura di dover vivere per sempre in una notte eterna?
Libri non ancora pubblicati in Italiano
17. The Savior (2019)
Libro dedicato a Murhder.
18. The Sinner (2020)
In uscita in America nel 2020, trama ignota.
Nei prossimi post del blog ci dedicheremo anche ad un aggiornamento sulle serie spin off della Confraternita.
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Sanguinem, et libido magicae
A wanton sacrifice at the circle
Upon the black diamond planted
Seize the eyes from a daemon angel
As above and below this world
The unification becomes oblique
Spiritus of Eros
Risen from the ancient land
A pharaoh of Gods of the underworld
Awaken the Goddess from the Scorpius within
Erotic tenebras desires flow to
and through the essence of lilith
Entity from the ether
Speak in tongue of eyes obsessed
Heart grips by the dragon's breath
Slay to my Dark Lord well kept
Underneath the lair of solitude
In solace peace as pale as the ecliptic sun flow onto angelic Dominus
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prologo
Il più grande svantaggio di vivere in un seminterrato è che la mattina quando ci si sveglia,e fuori c’è una bella giornata,non si può ammirare nessun panorama attraverso le finestre.Probabilmente era per questo che,nella mente autolesionista di Massimo,ogni mattina le prime parole a cui pensava fossero quelle che suo padre soleva dire quando le cose si mettevano male. -- Per quanto possa essere difficile la tua vita,per la sola possibilità di poter guardare il cielo azzurro illuminato dal sole ogni mattina questa varrà la pena di essere vissuta. Ora non si trovava più nella sua vecchia camera a casa dei suoi,dove si apriva un balcone affacciato su un terreno alberato.Osservando l’unica miserevole finestrella della stanza,di circa mezzo metro per venti centimetri,quelle parole per lui erano una beffa più che mai. Scacciando via questi pensieri si ricordò che il motivo per cui fosse già sveglio alle sei di mattina,si doveva al fatto che di lì ad un’ora e mezza sarebbero passati a prenderlo il suo amico Pino,accompagnato dalla fidanzata Cosima,per una sette giorni in un camping a Sabaudia.Probabilmente avrebbe optato per una permanenza in città durante quella settimana di ferie piuttosto che farsi convincere a fare il terzo incomodo,se non fosse che in quel periodo si registravano temperature altissime;infatti,in quella prima settimana di settembre nella periferia di roma-sud dove abitava,il caldo sembrava quasi indotto aritificialmente. Nel suo appartamento seminterrato poi stagnava un’aria talmente umida che,per chi non ci fosse abituato, nel giro di un paio d’ore avrebbe rischiato il soffocamento. Dopo essersi lavato da capo a piedi e aver indossato un’anonima maglietta bianca,un paio di bermuda a tema militare e un paio zoccoletti marroni - non avrebbe mai indossato delle scarpe con quel caldo,dato il suo grave problema di eccessiva sudorazione ai piedi - preparò un’austera valigia ridotta all’essenziale. Ora gli toccava parecchio da aspettare,essendosi svegliato come di consuetudine molto prima dell’appuntamento prefissato,in modo tale da essere "strasicuro" di rispettare il suo puntualismo maniacale. Seduto sul letto,non aveva granchè nella sua stanza per rifarsi gli occhi,che nel complesso risultava piuttosto spoglia.Un portapenne in ceramica,su cui erano dipinte delle raffigurazioni ondeggianti verde olivastro e giallo oro su uno sfondo dalle varie sfumature di blu,sembrava ricordare al resto della stanza che lo spettro dei colori visibili dall’uomo fosse ben più ampio.Questo stava su una di quelle scrivanie metalliche grigie che si possono raccattare dalle scuole pubbliche con due cassetti annessi che,assieme ad un piccolo armadio in compensato bianco – il quale conteneva quasi tutta la sua “roba”,dai vestiti ai libri - competava l'arredamento.Sulle pareti,sempre di colore bianco,non era appeso o attaccato nulla.Inoltre,per via della metodicità con cui veniva messa in ordine,non dava nemmeno la soddisfazione che l’occhio potesse cadere su qualcosa fuori posto - sembrava quasi la cella di un detenuto,se non fosse stato per il pavimento di grosse mattonelle grigiobianche che in quel caso prendevano il posto del tipico parquet degli edifici pubblici. Quando stava quasi per crollare nella nostalgia,sentì bussare alla porta di casa.Andò ad aprire,trovando Pino e Cosima accompagnati da una terza persona.Cosima portava un top a fascia rosa,degli short jeans e degli infradito.Pino invece indossava una camicietta bianca su un pantalone di cotone blu e mocassini bianchi ai piedi.Sulla spalla reggeva con una mano la giacca del completo,come a ricordare a tutti che non ne indossava una solo perché faceva troppo caldo,oltre ad un orologio da polso col cinturino in plastica – immancabile status symbol in una persona che ci teneva a non essere confuso con un squattrinato a spasso,malgrado lui non appartenesse nemmeno alla classe media.La terza persona era una ragazza:l’altezza equivaleva a quella di Massimo,circa un metro e settanta.Aveva una pelle diafana,in forte contrasto con gli occhi scuri e cadenti - di una profondità che sembrava celasse un cuore di tenebra tutto da scoprire,per chi avesse avuto il coraggio di esplorarlo.Indossava un vestito grigio talpa col colletto bianco da grembiule delle scuole elementari che le ricadeva largamente fino alle ginocchia,scarpette nere senza tacco e un cappellino argenteo tipicamente da mare.Nella semioscurità di quel pianerottolo i suoi capelli castano scuro sembravano neri come la pece,realizzando,assieme al resto della sua figura,una scala di grigi che suscitavano in Massimo la nostalgia di un’epoca mai vissuta.Quella ragazza sembrava l’anacronia fatta persona,pensò. Se ne stava a braccia conserte e con lo sguardo rivolto verso il pavimento,prima che Pino la presentasse a Massimo.Quando gli si avvicinò per stringergli la mano,sciolse le braccia conserte e scoprì un fazzoletto bianco ornato di merletti rossi legato al braccio sinistro. Si chiamava Anna.Un nome che,come anche l’aspetto,non suggeriva nessuna persona conosciuta a Massimo.Scese un silenzio ingombrante sulla scena.A Pino i silenzi che non erano quelli che scandivano le pause per prendere fiato fra una parola e l’altra erano sempre pesati molto - in particolar modo se si sentiva tutti gli occhi puntati addosso.Quindi,con una voce caricaturale per suscitare maggiore ilarità – ma che invece lo faceva sembrare solo più ridicolo – e con i suoi occhi a palla strabuzzanti dalle orbite,prese a parlare. -- Allora Massimì, ma da quant’è che c’aspetti?Sai – continuò rivolgendosi ad Anna – Massimino la mattina si sveglia così presto che si dovrebbe pigliare un gallo come animale domestico --. Ad Anna riusci solo di fare un sorrissetto, mentre Massimo storceva la bocca.Aveva più volte avvisato Pino che odiava quel vezzeggiativo,perché era così che il direttore della casa di riposo dove lavorava usava chiamarlo e che lui vedeva come un subdolo pretesto per ricordargli regolarmente la sua inferiorità gerarchica come operatore socio sanitario - ruolo per cui sentiva sprecata la sua laurea in infermieristica,per giunta. -- Eheh, ce lo farei un pensierino,se fossi capace di addomesticare un gallo e il mio coinquilino sopportasse il tanfo degli animali -- rispose Massimo. -- Sfido io -- riprese Pino -- quello deve già sopportare la puzza de’ piedi tuoi! Cosima si lanciò in una sonora risata,che mozzò appena si accorse che Massimo stava guardando Pino in cagnesco,traducendola in una gomitata di circostanza al suo fidanzato.Quest’ultimo,dopo aver simulato una grassa risata alla sua stessa battuta – che faceva sentire Massimo trattato alla stregua di un bambino,come quando capitavano le risate registrate nelle sitcom per ricordare ai telespettatori che avrebbero dovuto ridere – pronunciò prontamente la formula magica di cui abusava per pararsi il culo quando derideva qualcuno a sproposito:”sto scherzando”. L’aria si era fatta pesante;ma il suono del clacson di una macchina la dileguò all’istante,ricordando a Pino che aveva lasciato la sua auto in doppia fila.Risultò determinante in quel momento per aiutare Pino ad uscire da quella situazione scomoda,costringendolo assieme agli altri ad andare alla macchina per iniziare subito il viaggio verso Sabaudia.Nonostante Massimo si sentisse umiliato per essere stato preso in giro su un particolare così imbarazzante della sua persona,da un certo punto di vista si sentiva sollevato per la reazione di Anna alla battuta di Pino:non aveva avuto il coraggio di guardare Massimo in faccia nemmeno per un momento,rimanendo sempre a testa bassa e con un espessione che a lui era sembrata quasi triste,come se fosse stata colpita anche lei dall’umorismo di Pino. Per quanto Anna avesse avuto una buona impressione su Massimo,questo rimaneva comunque contrariato per non essere stato informato della sua presenza in quella vacanza da Pino – oltre al fatto che neanche dopo le presentazioni si era degnato di spiegargli un bel niente.Dal canto suo,Massimo non prese l’iniziativa di chiedere delucidazioni:una sorta di buon senso gli suggerì che fosse meglio aspettare che le cose si spiegassero da sole.
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O Druida de Allihanna
Shea. O meio elfo filho de um jovem guerreiro, com uma elfa sacerdotisa de Allihanna. Crescido no templo de Allihanna, tornou se um dos mais fiel e devoto da deusa, conseguindo assim conjurar o seu poder de cura. Um amante da natureza, e dos seres vivos, possui um talento que ao entrar em uma floresta ele se conecta com a natureza daquele lugar, conseguindo sentir e transferir emoções através dos seres vivos, os amimais podendo ser olhos e ouvidos dentro da mata. Com o seu colar rúnico consegui conjurar magias elementais além de absorver mana da natureza. Sendo o filho mais novo teve que se provar digno de se tornar o futuro mestre do templo, derrotando os irmão que foram contra o ensinamento da deusa Allihanna, porem ele descobre que os irmãos estava sento influenciado pelo seu pai, que estava possuído pela deusa Tenebra a deusa das trevas, usando o poder rúnico do colar invocou os elementais tartaruga jiboia da agua, e urso gamba de terra juntos expulsaram a deusa das trevas do corpo de seu pai. Assim usando o poder dos elementais ele criou uma arvore magica que protege o templo contra a forças das trevas.
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Movimento
XIX Domenica del T.O.
(1Re 19, 9-13 / Sl 84 / Rm 9, 1-5 / Mt 14, 22-33)
Le letture di questa domenica ci fanno venire un po’ il mal di mare o, per altri, il mal di montagna…o il mal d’aereo… sì, perché tutto è in movimento, tutti sono in movimento. Le persone e persino gli elementi naturali si muovono come all’inizio della creazione e come ad ogni re-inizio di creazione non basta semplicemente muoversi caoticamente – come il mare in tempesta – o maldestramente - come Pietro che cerca di raggiungere il Signore Gesù che gli viene incontro camminando sul mare agitato. È necessario muoversi senza agitarsi ritrovando continuamente un ordine che esige sempre una scelta di orientamento. La folla viene rimandata dopo la moltiplicazione del pane al proprio cammino e, saziata, è chiamata ad affrontare la vita con un nuovo vigore e una nuova responsabilità. Il Signore Gesù, anche lui, si muove per ritrovare la propria calma: <salì sul monte, in disparte, a pregare> e <venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo> (Mt 14, 23). I discepoli si trovano al largo in mezzo alle <onde> (14, 24) abbastanza sballottati tanto da diventare ancora più impressionabili.
Così pure il profeta Elia, dopo la grande performance sul monte Carmelo, deve rimettersi in marcia per approfondire ulteriormente il proprio rapporto con Dio e purificare la sua immagine di Dio a cui conformare la sua stessa immagine di testimone e di profeta. Così giunto al monte di Dio deve, non certo senza fatica, fare il grande passo di accettare di entrare nel mondo di Dio dopo aver chiesto a Dio di entrare nel suo mondo: <Dopo il fuoco, il sussurro di una brezza leggera> (1Re 19, 12). L’apostolo Paolo si lascia andare ad una sorta di sfogo e ci manifesta i suoi sentimenti più combattuti e non ancora risolti della relazione tra la tradizione di Israele e la rivelazione in Gesù Cristo del compimento delle promesse fatte ai Padri: <ho nel cuore un grande dolore e una sofferenza continua> (Rm 9, 1). Quella appunto di dover affrontare quotidianamente il movimento interiore della comprensione e della relazione.
Mentre tutto si muove in lungo e in largo e, soprattutto, in profondità: <Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare> (Mt 14, 25). Origene chiarisce che si tratta della quarta veglia quando ormai la notte sta per finire e la luce del giorno ancora non è sorta. Quella è l’ora più magica, quella dei sogni più vividi, quella dell’incertezza tra luce e tenebra, quella della lotta della volontà di destarsi o continuare a dormire, quella in cui bisogna decidere di affrontare un nuovo giorno qualunque sia stato il riposo della notte appena trascorsa più o meno serenamente o più o meno agitatamente. Là e allora il Signore ci viene incontro e chiede di essere riconosciuto quando la volontà è più debole e i sentimenti – soprattutto le paure – sono più vividi e invadenti. Al cuore di tutto questo movimento che facilmente scade in agitazione risuona la parola del Signore: <Coraggio, sono io, non abbiate paura!> (14, 27). Davanti a questa parola non possiamo che reagire come Elia che <Come l’udì si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all’ingresso della caverna> (1Re 19, 13). Bisogna ancora fermarsi per riprendere ancora, e in modo diverso, il cammino. Se, come spesso avviene, siamo combattuti tra il desiderio di muoverci e quello di lasciarci immobilizzare dalla paura risuona l’invito: <Vieni!> (Mt 14, 28).
Signore Gesù, non mancano nella nostra vita momenti in cui l’agitazione sembra prevalere, non manca la tentazione di chiudere gli occhi e di restare immobili, per non cogliere una realtà che non ci corrisponde. Ma la tua parola risuona chiara, ci invita e ci sospinge: nel rapporto con te, nell’incontro solidale con i fratelli il cuore si illumina e rende più vicina l’aurora e più limpida la luce del giorno. Grazie Signore!
http://www.lavisitation.it/index.php?option=com_content&view=article&id=2379:movimento&catid=10:oggi-e-la-parola&Itemid=113&lang=it
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“...in Goya c’è infatti il sentimento dell’inferno”
IL MUSEO DEL MONDO
E' il muso di un cane, che affiora su un piano inclinato e si staglia contro uno spazio vuoto, color ocra chiaro. Nient' altro:il quadro è tutto qui. Eppure quel cane, confinato nella parte bassa del rettangolo, perso nell' immensità dorata che lo circonda e sembra sul punto di inghiottirlo, comunica una vertigine quasi metafisica. Il pittore usa una tavolozza povera,di pochi colori,e ha eliminato tutto il superfluo. Non esiste paesaggio, né realtà riconoscibile. Nessun dettaglio, quasi un' astrazione.
L' immagine cattura una porzione esigua del visibile. È impossibile dire cosa stia accadendo al cane o dove si trovi. Se la macchia bruna che s' impenna verso destra e nasconde il suo corpo sia l' acqua fangosa di un fiume o la terra che lo seppellisce in una frana o la sabbia di una duna nel mondo ridotto a un deserto. Ma che qualcosa stia accadendo lo rivelano le pupille spaventate, il naso umido e nero, e le orecchie pelose, rese sommariamente con strisce di biacca.
Gli occhi rivolti verso l' alto, il cane cerca un segno, o aspetta qualcosa. Che però non si materializza. Il cane è disperatamente solo. Questo quadro non ha titolo. Charles Yriarte, il primo studioso che lo citò, e che dedicò a Francisco Goya una monografia nel 1867, lo descrisse come "il cane che lotta contro la corrente". Altri lo definirono il "cane semisommerso dalla sabbia". Goya non vi fece mai cenno, e quando partì per Bordeaux lo abbandonò: apparteneva a un passato che intendeva lasciarsi alle spalle.
Ci vuole un magnifico coraggio per andare in esilio a settantotto anni e per voler ancora creare, nonostante la fine del mondo in cui sei vissuto e che ti ha dato la gloria. Goya dipinse il Cane quando lasciò definitivamente Madrid e la corte dei Borboni che aveva servito per decenni, e si ritirò in una casa vicino al ponte di Segovia, sulla riva del fiume Manzanares. La casa aveva un nome profetico: Quinta del Sordo, poiché sordo era il precedente proprietario. E sordo era anche Goya, da quasi trent' anni, in seguito a una malattia. Goya vi si trasferì nel 1819, e quasi vi morì, perché fu colpito da un' altra gravissima malattia (immortalata nello scioccante Autoritratto col medico Arrieta ). Quando si riprese, dopo il 1820,decorò le pareti della casa con quattordici pitture murali, dipinte a olio sull' intonaco secco. Sono note come pinturas negras, sia perché prevale il colore nero, sia perché le immagini stesse hanno a che fare con la tenebra, la malinconia saturnina, il lato oscuro del mondo: processioni notturne, stregonerie, congiure, duelli mortali.
Quelle pitture - giocate su registri che variano dalla satira all' allucinata poesia - Goya non intendeva venderle. Le dipinse per sé, ignorando il gusto della sua epoca, nella solitudine e nella libertà più totale. La sarabanda di figure inquietanti che evocò in un rito privato, quasi una cerimonia segreta di cui era sacerdote e destinatario, apre uno squarcio su ciò che sarebbe stata la storia dell' arte occidentale se i pittori avessero dipinto per sé e non per i committenti.
Goya proiettò sulle pareti di casa sua una sorta di lanterna magica della psiche. Le immagini, ricche di riferimenti culturali, trasudano angosce personali e collettive e si offrono a molteplici interpretazioni. Ma qualunque cosa significassero per lui, Goya portò con sé la chiave per decifrarle. A tutt'oggi, restano un enigma. Il Cane si trovava al piano superiore, a destra della porta. Se Goya aveva pensato a un itinerario dello sguardo, allora era l'ultima immagine che si donava prima di lasciare la stanza. Quella testa protesa nel vuoto dell' universo era dunque il senso del percorso stesso.
La Quinta del Sordo fu ereditata dal nipote, e in seguito venduta. Le pitture murali deperivano e il banchiere francese che ne era divenuto proprietario, il barone Émile d' Erlangen, decise di traslarle su tela. Le presentò al pubblico per la prima volta all' Expo di Parigi del 1878: suscitarono spavento e stupore. Nessuno le acquistò e il barone si convinse a donarle al Prado, dove sono ancora. In previsione dello strappo, ordinò delle fotografie.Studiate recentemente, esse mostrano che le pitture non erano esattamente come ora le vediamo, e che alcuni particolari sono andati perduti.
Nel Cane, per esempio, quella che oggi è solo un' ombra verticale, sul lato destro, era leggibile come una rupe e, in alto, si riconoscevano due uccelli. Dunque quel chiarore luminoso era un cielo, ed erano gli uccelli che il cane stava guardando. Ma ciò non toglie all' immagine la sua ambiguità. Perché se si può avere l' impressione che il cane stia annegando, può essere vero anche il contrario. Cioè che il cane stia invece emergendo. Che stia lottando contro una corrente contraria per salvare la sua vita. Una vita insignificantee fragile come quella di un misero cane: e però degna, orgogliosa e irriducibile. Alla fine,per me non c' è niente di più drammatico del cane di Goya. Un essere sconfitto, abbandonato, rimasto solo, senza branco e senza compagni, lotta contro una forza superiore, che lo artiglia, lo trascina, sta per annientarlo. Alza il muso, aspetta un aiuto che non arriverà, eppure non si arrende.È debole, destinato alla sconfitta. E però resiste.Se si può dipingere un autoritratto dissimile, è questo. Nessuno meglio del "cane nella corrente" incarna lo spirito di un pittore come Goya. Un uomo libero che volle provare e conoscere tutto il fasto della corte e la miseria del popolo, l' erotismo e la violenza, la ragione dell' illuminismo e l' irrazionalità, il sogno della democraziae della libertà e il fanatismo nazionalista.
Che ogni illusione vide perire distrutta dalla storia.Quando recise il contatto col mondo, rimase solo con la pittura. A questa rimase fedele fino all' ultimo giorno. Il cane,nella pittura occidentale, è simbolo di fedeltà. Il cane di Goya è una creatura che solo accidentalmente ha la forma di un cane. Rappresenta invece chi lo guarda. Ognuno - solo, perduto - davanti alla morte:all' ignoto.
MELANIA MAZZUCCO su Repubblica
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2013/06/09/il-museo-del-mondo.html
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Pour ceux et celles qui voudraient me soutenir j'ai désormais un compte Tipeee ! ^^
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La notte è tenebra, ti inghiotte, anneghi tra mille pensieri e ti senti soffocare. Questa volta no, questa notte è mia. Nessuno potrà fermarci. "Nobody can't stop me now". Tutto sotto controllo, in armonia col mondo circostante, luci, luci, luci accecanti nei miei occhi e poi silenzio, buio, buio. Poi di nuovo luci, luci. Notte colorata, notte di speranze, notte di chi ci crede, notte d'amore, di passione, di bellezza, di tristezza, di ritorni, di baci strappati. Notte magica, notte travolgente, intrinseca alla bellezza della vita, della nostra vita, delle esperienze, della crescita, del superare il concetto del superamento. La notte che ti fa stare bene. Quella notte lì, che tutti sogniamo, che tutti adoriamo, che tutti cerchiamo, ma che puntualmente, una volta trovata, scompare. La notte dei romantici. Di noi romantici, ancora bruciati da questo fuoco di passione, da questo amore, da questa Luna, e domani, da un altro Sole. https://www.instagram.com/p/B1NEpWii2rPoFH3-e8lrtRidYA49ad2VVfv1a00/?igshid=1w6qvux9hegfs
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“Perché l’amore è più grande di chi ama”. La bellezza di Venezia, anche offesa, ci supera, Venezia è una lacrima che affiora in una malinconia struggente, senza inizio, senza fine… Elegia veneziana con Brodskij
187, 154, 160. Sembra una lotteria innocua, di quelle che si organizzano per i bambini a Natale o per raccogliere fondi per una causa o un’altra. E invece no: questi sono dati, crudi e freddi. L’altezza che le maree hanno registrato in questi giorni a Venezia per l’“Acqua Granda”. Così la si chiama in veneziano. E i numeri sono dati gelidi quanto l’acqua di Venezia in novembre.
187 incute terrore: a 120 Piazza San Marco è già sotto. Solo nel 1966, ormai lo sanno tutti, l’acqua era stata così alta solo nel 1966, quando era tracimata da fiumi, laghi, dighe, ogni forma fluida.
Lo scirocco, la pioggia sommati, a Venezia, fanno salire l’acqua della laguna: acqua dall’alto, acqua dal basso. Fenomeni naturali. Ma non è un fenomeno naturale che Venezia la stiamo perdendo e non ce ne siamo quasi accorti: in morte per una principessina l’ha scritto Ravel. Qui a morire è una regina.
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Venezia sta decadendo – ovvero anche inabissandosi in laguna – dal ’500, è vero. Eppure in Olanda vivono da sempre sotto il livello del mare e hanno provveduto. Ogni considerazione mi pare inutile. Come le lacrime, che i veneziani non hanno quasi più. In Facebook gira un post, in questi giorni: “piangiamo senza lacrime per non far peggio”. Così è la frase in italiano.
Sulla prima pagina del “Gazzettino di Venezia” la foto vede il patriarca e il sindaco della città vicini, con gli stivaloni addosso, immersi nell’acqua fino a mezza coscia: quando è stato possibile arrivare a San Marco fino a mezza coscia. Pallidi non solo perché infreddoliti, ma anche perché – con tutta probabilità – hanno passato la notte in piedi. Guardano l’interlocutore con lo sguardo sconvolto che hanno i veneziani durante e dopo l’acqua alta, e poi distolgono, se fossimo dal vivo, “per non far peggio”. Già, perché a Venezia non si piange. E gli stivali non bastano più al ginocchio, nemmeno se l’acqua non è “granda”.
Quando studiavamo “in domo Foscari” i miei erano sotto il ginocchio: ogni studente li comprava, appena arrivato in città, perché “non si sa mai”, ma l’acqua alta allora saliva – ad altezze ragionevoli – un paio di volte tra novembre e gennaio. Poi gli stivali li mettevamo via. Oggi gli stivali al ginocchio sono patetici: ci vogliono quelli chiamati alla Wellington, che arrivano all’inguine, per salvarsi. Quelli che usano i pescatori, per intenderci.
I miei li avevo comprati comperati rossi perché, quando l’acqua veniva, uscivo di casa fingendo di essere Cappuccetto rosso contro il lupo: d’acqua, ma lupo. Sospendevo ogni più convinta adesione animalista – fuori da quella finzione faccio sempre e comunque il tifo per i lupi, per ogni quattro zampe. Era un lupo simbolico: la morte per acqua. Quelli di carne, sangue e pelo fanno meno male.
Ho messo da parte i numeri del “Gazzettino” dicendo tra me e me che il lupo ha ragione ad azzannare. Ha ragione ad arrivare all’improvviso. Ogni creatura quando ha fame e freddo e si sente in pericolo di vita ha il diritto di sopravvivere. L’Acqua a Venezia è respiro. Ma se lo si blocca o lo si ignora, allora la natura si vendica.
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Ho spento la TV: le immagini di Venezia e Piazza San Marco sott’acqua mi fanno tremare. L’acqua alta non è un divertimento trasparente per i veneziani, è lama e spina, supplizio e anticipazione di morte. La morte per acqua che Eliot mette in bocca al fenicio.
Ti senti in bocca un sapore di fango e alghe, hai immediatamente freddo. E quello che avverti nelle vene non è certo più paralizzante di quello che ti stringe il cuore.
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Sembra passato un tempo infinto, dalla Venezia di cui parla un piccolo libro che amo quanto Venezia: Fondamenta degli incurabili. Ho abitato lì vicino, all’angolo quasi della Fondamenta, molti anni. Poco lontano dal Cucciolo, il bar sulle Zattere dove si vedevano spesso Pound e Olga Rudge. Loro abitavano oltre il canale, direzione Punta di Dogana. Adesso ci passo come in un pellegrinaggio: la targa a Brodskij non è bella, lui ha il cranio molto sporgente. Ma non si chiede a un simbolo di essere bello: solo di esserci.
Spero lo stesso per Venezia, semplicemente: che continui ad esserci. Che trovi la forza e risorga, come la Fenice. E la deve trovare da sé, la forza, come l’ha sempre trovata, in questi giorni anche grazie a migliaia di ragazzi volontari, che si sono rimboccati le maniche e si sono messi a disposizione. Tra l’altro per mettere i libri in salvo: alla Querini, alla Marciana e in varie librerie, tra cui una dal nome profetico, Acqua Alta.
I ragazzi cercano di salvare tutto il salvabile oltre i libri: nelle case e nei negozi, in ogni magazzino a piano terra. Come a Firenze nel ’66, sono arrivati senza far rumore “quali colombe dal disir chiamate”, disse Zeffirelli citando Dante. Lavorano anche per il Mose, che non è mai stato finito ma intanto si è mangiato i miliardi.
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È possibile sospendere il pensiero che Venezia non è infinita? Non è eterna, se non viene protetta? Forse, qualche minuto. La città è un simbolo: e un simbolo è imprescindibile. C’è, splende e basta. Non può smettere di essere. Come l’infinito. A Venezia l’infinito inizia oltre l’ultimo lampione, scriveva Brodskij: oltre ogni lampione. Lui arrivava in città una sera di vento nel mezzo dell’inverno, il cielo pieno di stelle vistose: “Il fondale era affollato di sagome scure di tetti e cupole, con un ponte che si arcuava sopra la curva nera di un tratto d’acqua di cui, da una parte e dall’altra, l’infinito ritagliava le estremità. Di notte, in terra straniera, l’infinito comincia con l’ultimo lampione”. (Fondamenta degli Incurabili, 3)
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Gli piaceva l’odore delle alghe in inverno, gli ricordava la sua città che era stato costretto a lasciare, San Pietroburgo. Ne parla in questo piccolo gioiello, “scritto su invito del Consorzio Venezia Nuova”, leggiamo sotto la dicitura: “Titolo originale Fondamenta degli Incurabili”.
Incurabilmente amante di Venezia, Brodskij. Chissà cosa scriverebbe oggi, dopo l’“Acqua Granda”. Ci arriva con il buio, quando l’acqua ancora non la vedi ma la percepisci. Il racconto delle prime impressioni veneziane continua con le “lettere di scatola che dicevano venezia”, la lentezza cetacea del vaporetto “attraverso la notte … come il passaggio di un pensiero coerente attraverso il subconscio”, il silenzio più irreale per gli stranieri (anzi, i “foresti”), qui e là una lampada dai palazzi sul Canal Grande a rischiarare l’oscuro corpo di Venezia.
Sforzandomi di non pensare per qualche momento a Venezia sott’acqua – lo dico ma non ci credo, è impossibile – rileggo per l’ennesima volta queste pagine che conosco quasi a memoria.
È un mantra privato. Lacrimosa, lacrimosa dies illa.
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Nella “gran quiete” notturna, dice il grande russo, qualche raro battello disturbava con le eliche appena illuminate “il riflesso di un grande “Cinzano” al neon che tentava di assestarsi sulla nera incerata dell’acqua”. (3) Sull’“acqua nera come pece” si alzavano “gli enormi stipi intagliati di scuri palazzi ricolmi di tesori insondabili – oro, con ogni probabilità, a giudicare dal bagliore giallo, un tenue bagliore elettrico che trapelava di tanto in tanto da qualche fessura delle imposte”. (6)
*
Dopo molti anni, Venezia splendida e difficile, magica e “irreale” – un’altra unreal City – inizio a guardarla, anch’io, con gli occhi dei turisti e degli stranieri, avvolta di nietzschiano “pathos della lontananza”. Questo normalmente: senza acqua alta, senza ciò che è successo in questi giorni. Oggi non riesco più: e mi pare, piuttosto, d’intonare note che non si sentono. Le note brodskijane del frastornato arrivo in “terra straniera” sembrano bollettini dell’infinito. Il pianoforte tace. Anche i tre amici canini che vivono con noi sono tranquilli e non protestano nemmeno, come fanno di solito, quando si avvicina l’ora del pranzo. Di solito escono con una sorta di lamento inconfondibile: “dacci da mangiare”. Non in questi giorni: sono straordinarie, queste creature: “sono migliori di noi perché sanno e non dicono”, mi ripeto i versi della Dickinson. “Sanno” che Venezia sta soffocando e non vogliono disturbare il mio dolore.
*
Di “tanto in tanto”, come i battelli nell’esordio di Brodskij, ci arrivano dei segnali. L’ho notato subito, sulla bancarella: un acquerello di Palazzo Ducale preso da Riva degli Schiavoni, la Salute in lontananza. L’evanescenza veneziana in tecnica moderna: che mare e cielo non siano quasi mai divisi dalla linea dell’orizzonte non è senza importanza. Turner l’aveva capito: qui bisogna dipingere ciò che si vede – spesso di bellezza eccessiva – ma anche e soprattutto ciò che non si vede, si indovina o si intuisce oltre ogni lampione.
Lo metto mentalmente a confronto con una delle migliaia di foto scattate in questi giorni: Palazzo Ducale di notte, l’acqua fino a metà colonne, compresa quella che ogni giorno sfida i turisti a passare sul selciato senza cadere. Credono sia un gioco ed era, invece, azzardo contro la morte. Sfida inutile: non c’è mai riuscito nessuno.
La foto è storta e sbiadita, forse presa con un cellulare da un’imbarcazione che beccheggia. Schizzi punteggiano l’obiettivo come coriandoli, piccole macchie chiare contro la tenebra: l’unico punto chiaro con le colonne dietro, che sembrano giganti affondati in un pantano. A non sapere che la foto è stata scattata di recente, i puntini luminescenti danno l’impressione di essere coriandoli ma sono visibili epifanie dell’inferno, l’inferno sotto forma liquida: la marea crescente.
*
Nessuna luce, di notte, in quelle condizioni, può sembrare sufficiente a rincuorare. Di giorno, quella di Venezia Brodskij la definisce “una luce privata”. Lui la vedeva sulle linee degli edifici, su marmi e cornicioni, sulle statue di santi, cherubini, vergini e angeli, sui trafori delle bifore, su vetri e specchi, il più grande dei quali è l’acqua stessa: giochi moltiplicati della luce, bagliori e riflessi, fantasie del tutto incoerenti con l’icona-tradizione della città decadente.
Su Venezia addormentata l’angelo del campanile di San Marco esce all’alba afflitto di splendore, le ali dorate sfavillanti ai primi raggi di sole. Le tessere d’oro bizantino dei mosaici riflettono il bronzo che nuota in mare al tramonto, i vetri policromi s’ispirano all’oro che luccica nei sassi dei pavimenti, e vena allo stesso modo le tappezzerie di sale affrescate e la criniera scomposta del leone guardiano della città.
La luce si rifrange ovunque: “E la città vi si crogiola, gustandone il tocco, la carezza dell’infinito da cui è venuta. Un oggetto, dopo tutto, è ciò che rende privato l’infinito” (30).
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Il mare veneziano è anche lui imperlato di pulviscolo dorato. I maestri vetrai lo soffiano nei calici di bottega, nei vasi, nelle murrine e nei lampadari, perché chi vive da secoli sull’acqua sa di dover imprimere al suo mondo una qualche stabilità, sa che “ciò che è infinito può essere apprezzato solo attraverso il finito.” (15) Loro, i maestri vetrai, dove hanno imparato a impastare nella trasparenza la sabbia del Lido o le scaglie terse che galleggiano davanti a S. Marco, a imprigionare nei vetri la caligine d’autunno sulla laguna?
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La città oggi ha una tregua: l’acqua raggiungerà un metro, dicono gli esperti al Centro maree. Ieri sera un negoziante intervistato dalle reti nazionali ha detto che Venezia e i veneziani si risolleveranno, “come hanno sempre fatto i veneziani saremo più forti”, o qualcosa del genere. Contro le immagini agghiaccianti che passavano in tv, un’altra immagine si soprappone alla devastazione, forse un po’ troppo languida ma consolatoria, una sorta di nenia cullante visiva: il Bacino di san Marco come l’ho visto infinite volte, in questa stagione, verniciato di quella nebbiolina un po’ allucinata che sfuoca i contorni delle cose ma non le disintegra, permette a mente e cervello di lanciarsi in visioni avventate ma non mortali.
Suggestionata dalla nebbia chiara, da Micol Finzi-Contini – “a Venezia … aveva cominciato ad appassionarsi ai làttimi” – o da entrambe, amo quel tipo di vetri. Ricordano, appunto, il biancore della laguna presa della nebbia: “bicchieri, calici, ampolle, ampolline, scatolucce: cosette, in genere scarti d’antiquariato. A Venezia li chiamano làttimi: fuori di Venezia opalines, anche flûtes” ragguaglia Micol, rientrata da Venezia dove si sta laureando, uno stupefatto e ignorante Giorgio che le ha chiesto se non siano forse, questi làttimi, “roba da mangiare”.
Non sono stata fortunata come lei: “Passava ore e ore in giro per antiquari. Ce ne erano certi, specie dalle parti di San Samuele, attorno a Campo Santo Stefano, oppure in ghetto, laggiù, verso la stazione, che si può dire non avessero altro da vendere.” Non ce ne sono più tanti, nei negozi degli antiquari veneziani, ma è come portarsi a casa un lembo di foschia veneziana. Ha ragione Brodskij: “Un oggetto, dopo tutto, è ciò che rende privato l’infinito”.
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Se c’è oro un po’ dappertutto, certe stagioni sono d’argento. Quando il campanile inizia a segnare il giorno che si dissolve sempre più rapido, il bacino di San Marco inarca minuscole falci di cristallo che preparano l’occhio alle nebbie vicine. Il cielo ancora senza nuvole sembra sospeso sul mare che rimesta acciaio. Come in questi giorni di novembre. Questi giorni di Acqua Granda.
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Prima del ponte che collega Venezia alla terraferma, a Venezia ci si arrivava solo via mare: Gustav von Aschenbach prende una gondola per arrivare al Lido è l’esemplare insigne di quei viaggiatori che arrivavano alla città sull’acqua attraverso la sua arteria principale: il “Canalazzo”. Il viaggio per acqua conserva dai primordi il senso atavico primordiale. Mentre la gondola scivola in silenzio per i canali, solo il battere del remo sulla forcola accompagna una calma per cui non servono parole. Lasciato il Canal Grande con la sua agitazione commerciale e l’impeto delle onde che dal largo s’infrangono contro i palazzi con corsa e tumulto di mare, il viaggio si fa più regolare. Sembra di essere liberati del corpo, sull’acqua: c’è qualcosa di ancestrale, in questo fluttuare. Brodskij ne era stato colpito. Investito, meglio, con l’odore di alghe gelide appena fuori dalla stazione di Santa Lucia: “Viaggiare sull’acqua, anche per brevi distanze, ha sempre qualcosa di primordiale. (…) L’acqua mette in discussione il principio di orizzontalità, specialmente di notte, quando la sua superficie somiglia ad un selciato”. (7)
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La laguna è un immenso fondale. In lontananza le isole piatte, i banchi confusi di sabbia, lo spalancarsi del mare. E fasci di palafitte che disseminano punti neri tra le onde, rade esili alle falde del cielo. Più in là un campanile, il biancore di una casa, la vela rossastra di una barca di pescatori che rientrano. E vorrebbero un porto sicuro.
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Tempo della virtualità, dell’occasione, il condizionale si è declinano nel tragico con questa mareggiata anomale che ha inghiottito e cancellato il dedalo. Il dedalo di calli e canali inestricabile per i forestieri – a volte per gli stessi residenti – è un simbolo della nostra vita, una ricerca che non finirà, se non riportandoci – forse – a noi stessi: in questi giorni lo è l’acqua che sale. E sembra farsi beffe delle ricchezze d’Oriente veneziane, perché le mura di Venezia e le sue cupole bizantine ridicono antiche nostalgie mediterranee, i cristalli di Piazza S. Marco riverberano i raggi sul deserto e la basilica pareva a Dickens una fantasmagoria da Mille e una notte. Sembra annientare persino la luce, sempre forte anche d’inverno, di Brodskij, che ogni mattina arriva ai vetri della finestra ad aprirti l’occhio “come fosse una conchiglia”: “Il cielo è di un azzurro vivo; il sole scavalca la propria immagine dorata ai piedi di San Giorgio e va a danzare sopra le innumerevoli squame delle piccole onde che increspano la Laguna; (…) e tu sei lì, allungato su una sedia bianca, con gli occhi socchiusi, a sbirciare le mosse ossessionanti dei piccioni impegnati nella loro partita sulla scacchiera della grande piazza. L’espresso rimasto in fondo alla tua tazzina è l’unico punto nero in un raggio – così ti sembra – di molte miglia”. (29)
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Se c’è il sole, mezzogiorno a San Marco quasi costringe il visitatore abbagliato a rallentare l’andatura: quel che vediamo a ogni passo “dispensa (…) la nozione di una superiorità estetica” (12). Persino in acqua si è indotti a cercare altre sfumature, altri ritmi luminosi disegnati su facciate, curve dei ponti, una colonna o un capitello, onde che portano sul dorso placidi lampi, guizzi di splendore, frammenti d’oro.
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Nel dipinto di Veronese a Palazzo Ducale Venezia che si sposa con il mare è una donna che sorride. Sa la sua felicità precaria come le sue case, i suoi abitanti e le sue pietre ma vuol essere felice: anche da quell’incertezza viene la profondità della sua malinconia, immensa e senza lacrime. La nostalgia di una città senza foglie, prati e alberi. Terra e campi che Venezia non ha e allora si volge da sempre indietro, alla terraferma e le sue ville chiare oltre il ponte, con occhi che un poco piangono sempre.
È stato tanto forte nei secoli il desiderio veneziano di terra, erba e fiori, che il vetro è riuscito a creare anche quelli: i fiori di Venezia sono fatti con le contèrie, opera di mani pazienti e abilissime che nelle isole intrecciano capolavori trasparenti. Non che non esistano giardini e spiazzi verdi, orti e aiuole dove coltivare fiori freschi. Anzi, in epoche di splendore Venezia è stata tra i più fiorenti centri di scambio di sementi nel Mediterraneo. Ma nel tempo giardini e orti sono diventati prerogativa di pochi.
Essendo corolle e boccioli un poco ovunque nei mobili, lampadari, pavimenti, cornici, bicchieri o damaschi, il vetro ha voluto propri: fiori sintetici che non sbocceranno né appassiranno mai. Eppure la patina del tempo si posa in qualche modo anche su quei petali, ossida le perle d’argento e oro per farle più opache, misteriose. Rose aperte ad arte, di oro vecchio da fregio del Bucintoro. Iris chiamati “fiamme”, nel Settecento, per le lingue argentee. Agapanti di fragili inflorescenze lucenti. Gemme, gocce e foglie verde subacqueo.
*
A intervalli, la città si ferma. Nebbia e acqua alta le infliggono un delirio di biancore, sbiadisce palazzi, campi e calli. Tutto si smorza in quel feltro immaginario calato dal cielo.
A svegliarsi nella nebbia sembra di essere immessi – fisicamente oltre che mentalmente – in una specie di anticipazione dell’infinito, di come potrebbe essere la morte: una realtà bianca e immobile in cui profili delle cupole, tetti e fondamenta e parapetti di ponti non si distinguono più gli uni dagli altri. Anche le campane mandano un suono attutito attraverso quell’uniforme barriera di lanugine.
Poi la nebbia si alza, tutto torna alla quotidianità: i panettieri riprendono a consegnare il pane con i sacchetti preparati in bottega, le commesse spazzano davanti alla soglia, i bambini vanno a scuola, in piazza il Florian e il Quadri ardono del loro fulgore di lampadari, fregi d’oro, damaschi e affreschi alle pareti. Orchestre e camerieri con la giacca candida. Perduti o rovinati irrimediabilmente, dopo questi giorni. Resisti, Venezia. In alto, i cavalli di san Marco corrono da secoli all’aria: vorrei essere Prospero, per comandare gli elementi. Riportare l’acqua all’acqua e avvolgerti con un abbraccio di pura nebbia.
*
Un giorno, racconta Brodskij, anche lui è stato sorpreso dalla nebbia in Piazza San Marco, quasi fiabesca per l’insolita assenza di passanti: “C’era un deserto assoluto, non un’anima”. Vaga senza meta ripetendo tra sé “In silenzio, e molto veloce”, un verso di cui all’inizio non ricorda bene la fonte.
Solo dopo, mentre la nebbia entra in piazza, s’insinua tra le colonne delle Procuratie, s’avvinghia alle zampe dei cavalli sopra San Marco e offusca l’orologio dei Mori, quasi d’improvviso di ricorda che è Auden: l’ultimo verso dalla Caduta di Roma. Ma lui e la piazza allagata da sfrangiati strappi di bruma sono ormai “totalmente altrove”: “La nebbia cominciò ad inghiottire la piazza. Era un’invasione tranquilla, ma pur sempre un’invasione. Vidi le sue lance e alabarde avanzare in silenzio ma molto veloci, dalla parte della Laguna, come soldati a piedi che precedessero la cavalleria pesante. (…) Da un momento all’altro il loro re, Re Nebbia, poteva spuntare da dietro l’angolo in tutta la sua gloria caliginosa”. (50)
*
L’immaginazione spalanca l’irripetibile: “Tutto ad un tratto sentii che lui era dietro di me”. Si gira per vederlo ma no: Re Nebbia non c’è, non è lì, non è reale. Lo distoglie qualcos’altro, “tra i brandelli di nebbia”: “un chiarore scialbo veniva da una vetrina del Florian (…), ancora discretamente illuminata e non coperta dalle assi. Mi avvicinai e guardai dentro. Lì dentro era l’anno 195?” (50).
Seduti intorno a un piccolo tavolo di marmo scuro “tutto occupato da un cremlino di bicchieri e teiere”, ecco Auden e Chester Kallmann, il grande amore della sua vita, Cecil Day Lewis e Spender. Appartati dal mondo, contenti di essere insieme. Le luci dei lampadari si moltiplicano negli specchi, nel velluto rosso delle poltrone: Auden sta raccontando una storia divertente e gli amici ridono. Dimentichi del freddo e della nebbia, fuori in piazza e sulla laguna. Purtroppo come ogni apparizione, per quanto felice anche questa sparisce. Stanno spegnendo le luci per la chiusura: “Per me, a questo punto, la vetrina si era oscurata. Re Nebbia entrò al galoppo nella piazza, tirò le redini del suo stallone e cominciò a sciogliere il suo grande turbante bianco. Aveva gli stivali umidi, come i ricchi finimenti del cavallo; il suo mantello era tempestato degli scialbi gioielli miopi di lampadine accese”. (50)
*
Spender lo racconterà a Brodskij a distanza di anni: quando Chester si era alzato e li aveva lasciati, Auden aveva continuato a ridere, ma nei suoi occhi era spuntata una lacrima.
Che sia questa, l’essenza di Venezia? Una lacrima che affiora in una malinconia struggente, senza inizio, senza fine, un tormento ardente in una metafora? Noi andiamo mentre Venezia resta, e “la bellezza è l’eterno presente” (51). Ecco “la funzione di questa città nell’universo”, una rivelazione di bellezza che ci trascende: “Lo stesso vale per l’amore, perché anche l’amore è superiore, anch’esso è più grande di chi ama”. (51)
Venezia è più grande di noi, che pure l’amiamo. La sua bellezza, anche offesa, il suo amore, che ha superato i secoli, sarà sempre più grande di noi. Resurgam.
Paola Tonussi
*In copertina: Gianni Berengo Gardin, “Venezia”, 1960
L'articolo “Perché l’amore è più grande di chi ama”. La bellezza di Venezia, anche offesa, ci supera, Venezia è una lacrima che affiora in una malinconia struggente, senza inizio, senza fine… Elegia veneziana con Brodskij proviene da Pangea.
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Con ogni probabilità, Thomas Mann derivò il titolo del suo romanzo La montagna magica, da una frase di Nietzsche: "Ora si apre a noi il monte magico dell'Olimpo e ci mostra le sue radici". Per Nietzsche, il monte magico dell'Olimpo era il mondo di Apollo: il mondo della violenza, della dismisura, della colpa, della tenebra, miracolosamente capovolti in legge, armonia, misura, equilibrio, quiete, purezza, profezia. Non so se Mann lo amasse: forse riteneva che non era quello moderno, anzi modernissimo, dove scriveva il suo ardimentoso romanzo sinfonico.
Piero Citati - Repubblica
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CÂD GODDEU
Poesia bardica gallese. Traduzione di A. Pelissero dalla traduzione inglese tardo-ottocentesca di D.W. Nash, riportata da Robert Graves. Sono stato in molte forme, prima di conseguirne una congeniale. Sono stato la stretta lama di una spada. (Ci crederò quando apparirà). Sono stato una goccia nell’aria. Sono stato una stella splendente. Sono stato una parola in un libro. Sono stato un libro in origine. Sono stato la luce di una lanterna. Per un anno e mezzo. Sono stato un ponte per traversare sessanta fiumi. Ho viaggiato in forma di aquila. Sono stato una barca sul mare. Sono stato uno stratega in battaglia. Sono stato i legacci delle fasce di un bimbo. Sono stato una spada nella mano. Sono stato uno scudo in battaglia. Sono stato la corda di un’arpa, incantata per un anno nella schiuma dell’acqua. Sono stato un attizzatoio nel fuoco. Sono stato un albero di una macchia. Nulla c’è in cui non sia stato. Ho combattuto, seppur piccino, nella battaglia di Goddeu Brig, davanti al Sovrano di Britannia, dalle flotte numerose. I bardi mediocri simulano, simulano un animale mostruoso, dalle cento teste, e un combattimento atroce alla radice della lingua. E un’altra battaglia si combatte nel retro della testa. Un rospo che ha sulle cosce cento artigli, un serpente crestato maculato, per punire nella carne cento anime per i loro peccati. Ero a Caer Fefynedd, là si affrettavano erbe e alberi. I viandanti li scorgono, i guerrieri sono attoniti al rinnovarsi di scontri come quelli sostenuti da Gwydion. Si invoca il Cielo, e Cristo perché compia la loro liberazione, il Signore Onnipotente. Se il Signore aveva risposto, con formule magiche e magica arte, assumete l’aspetto degli alberi più importanti, con voi schierati trattenete la gente senza esperienze di battaglie. Quando gli alberi subirono l’incantesimo ci fu speranza per gli alberi, di riuscire a frustare l’intenzione dei fuochi tutt’intorno… Son meglio tre all’unisono, che si divertono in cerchio, mentre uno di loro racconta la storia del Diluvio, e della croce di Cristo, e del giorno del Giudizio che è prossimo. Gli ontani in prima linea, furono loro a dare l’inizio. Il salice ed il sorbo selvatico furono lenti a schierarsi. Il susino è un albero non amato dagli uomini; di natura simile è il nespolo, che vince una dura fatica. Il fagiolo porta nella sua ombra un esercito di fantasmi. Il lampone costituisce non il migliore tra i cibi. Al riparo vivono il ligustro e il caprifoglio, e l’edera durante la sua stagione. Grande è la ginestra spinosa in battaglia. Il ciliegio era stato rimproverato. La betulla, pur molto magnanima, si schierò in ritardo; non fu per codardia, ma per le sue grandi dimensioni. L’aspetto del […] è quello di uno straniero e di un selvaggio. Il pino nella corte, forte in battaglia, grandemente lodato da me alla presenza di re, gli olmi sono i suoi sudditi. Non si volge di lato per lo spazio di un piede, ma colpisce giusto nel mezzo, e all’estremità più lontana. Il nocciolo è il giudice, le sue bacche sono la sua dote. Benedetto è il ligustro. Capi forti in guerra sono il […] e il gelso. Prospero è il faggio. L’agrifoglio verde scuro fu molto coraggioso: difeso da ogni lato delle punte, che feriscono le mani. I pioppi durevoli molto franti in battaglia. La felce spogliata; le ginestre con la loro progenie: il ginestrone non si comportò bene finché fu domato. L’erica offriva consolazione confortando la gente. Il ciliegio selvatico incalzava. La quercia che si muove agilmente, dinanzi a lei tremano cielo e terra, robusto custode della porta contro il nemico è il suo nome in ogni terra. Il gittaione avvinto assieme fu offerto per essere bruciato. Altri furono respinti a causa dei vuoti creati dalla grande violenza sul campo di battaglia. Molto furente il […] crudele il cupo frassino. Timido il castagno, che rifugge dalla gioia. Vi sarà una nera tenebra, vi sarà un terremoto sul monte, vi sarà una fornace purificatrice, vi sarà in primo luogo una grande ondata, e quando l’urlo verrà udito – le cime del faggio stanno mettendo nuove foglie, mutando e rinnovandosi dal loro stato avvizzito; le cime della quercia sono aggrovigliate. Dal “Gorchan” di Maelderw. Sorridendo accanto alla roccia (era) il pero non di natura ardente. Né di madre né di padre, quand’io fui fatto, erano il sangue o il corpo mio; di nove tipi di facoltà, del frutto dei frutti, di frutti Dio mi fece, del fiore della primula di monte, dei germogli di alberi e cespugli, di terra della specie terrestre. Quando fui fatto dei fiori dell’ortica, dell’acqua della nona onda, fui legato come incantesimo da Math, prima di diventare immortale. Fui legato come incantesimo da Gwydion, grande mago dei Britanni, di Eurys, di Eurwm, di Euron, di Medron, su miriadi di segreti io sono dotto quanto Math… Io so dell’Imperatore di quando fu bruciato a mezzo. Io so la conoscenza astrale delle stelle prima che (fosse creata) la terra, da dove sono nato, quanti mondi vi sono. È usanza dei bardi compiuti recitare le lodi del loro paese. Ho suonato a Lloughor, ho dormito nella porpora. Forse che non ero nel recinto con Dylan Ail Mor, su un giaciglio nel centro tra le ginocchia del principe sopra due lance spuntate? Quando vennero dal cielo i torrenti giù nell’abisso, precipitandosi con impeto violento. (Io so) ottanta canzoni, per soddisfare il loro piacere. Non c’è vegliardo né infante, oltre a me quanto alle loro poesie, nessun altro cantore che conosca tutte le novecento che io conosco, riguardo alla spada macchiata di sangue. La mia guida è l’onore. Il sapere vantaggioso viene dal Signore. (Io conosco) l’uccisione del cinghiale, il suo apparire e scomparire, la sua conoscenza delle lingue. (Io conosco) la luce il cui nome è Splendore, e il numero delle luci regnanti che diffondono raggi di fuoco in alto sopra l’abisso. Sono stato un serpente maculato sopra una collina; sono stato una vipera in un lago; sono stato un tempo una stella maligna. Sono stato un peso in un mulino [?]. La mia tonaca è tutta rossa. Io non profetizzo alcun male. Ottanta sbuffi di fumo a chiunque li porterà via: e un milione di angeli sulla punta del mio coltello. Bello è il cavallo giallo, ma cento volte migliore è il mio color della panna, veloce come il gabbiano, che non può superarmi tra il mare e la riva. Non sono io preminente nel campo del sangue? Io ho cento parti del bottino. La mia corona è di gioielli rossi, l’orlo del mio scudo è d’oro. Non è nato nessuno valente come me, né mai se ne è conosciuto uno, tranne Goronwy, dalle valli di Edrywy. Lunghe e bianche sono le mie dita, lungo tempo è passato da quand’ero un mandriano. Ho viaggiato sulla terra prima di diventare un uomo erudito. Ho viaggiato, ho compiuto un circuito, ho dormito in cento isole, ho abitato in cento città. O druidi eruditi, profetizzate voi di Artù? O è me che essi celebrano, e la crocifissione di Cristo, e il giorno del giudizio che è prossimo, e uno che riferisce la storia del Diluvio? Da un gioiello dorato montato in oro io sono arricchito; e indulgo al piacere grazie alla fatica opprimente dell’orafo.
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